Una bandiera e un sogno di libertà – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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Una bandiera e un sogno di libertà

Due ragazzi giovani giovani: Giovanni Battista De Rolandis e Luigi Zamboni. Diverse le provenienze: uno nobile astigiano, l’altro borghese di Bologna. Studiano insieme e condividono le stesse passioni: le vicende francesi, la libertà, la critica al potere temporale oppressivo di Pio VI. In una Bologna impietrita dal dominio papale, i due raccolgono un gruppo di compagni sognatori, e pensano, con la freschezza della loro età, ad un futuro migliore, magari con una rivoluzione da organizzare, senza neanche l’aiuto dei soldati francesi che liberano e magari depredano e distruggono. Negli incontri segreti di questi ventenni, Zamboni è l’ideologo del gruppo, mentre De Rolandis impartisce istruzioni militari per prepararsi all’impresa…

I nostri chiedono armi agli amici d’oltralpe. Questi acconsentono, ma poi si tirano indietro, lasciando i ragazzi senza artiglieria. E loro rinunciano? Giammai. Approntano volantini e un arsenale di fortuna: cinque sciabole, tre fucili,alcuni bastoni (vd I.DE ROLANDIS in Storia del Tricolore). E confezionano un distintivo: coccarde, come in Francia, con i nastri tricolori, simbolo di libertà, uguaglianza, fraternità; ma non con il rosso e turchino (colori di Parigi) e il bianco in onore del re, ma con quelli delle loro città: bianco e rosso, per Bologna e Asti, e il verde della speranza. In una fredda notte del 1794, furtivamente le distribuiscono ai bolognesi increduli e impauriti. Ma i compagni sono pochi e perplessi. Uno di loro si affida al confessore, altri ne parlano a casa. È fatale: la polizia papale li cattura e iniziano gli interrogatori. “Con chi avete tramato la rivolta? Dietro ci sono i soldati francesi, i ribelli senza Dio e senza Re!” A condurre l’inchiesta è tal Pistrucci, detto “la mano sinistra del maligno”, e i due ragazzi non ce la faranno. Zamboni viene trovato impiccato in una cella di un metro di altezza: sarà definito “suicidio”! De Rolandis dovrà affrontare un estenuante processo: viene condannato all’impiccagione ed evirato prima dell’esecuzione (durante la quale, fallito un primo tentativo, il boia gli riaggiusta la fune al collo e gli salta addirittura sulle spalle per assicurarsi della sua uccisione).

Dopo una manciata di giorni, Napoleone passerà il confine. Viene a sapere dei due ragazzi ed è commosso dal loro ardore, colpito dalla violenza nei loro confronti, anche per la sproporzione riguardo la loro effettiva pericolosità. Inizia ad onorarne la memoria e adotta il tricolore che velocemente si diffonde e si radica nei cuori, riapparendo nei moti piemontesi del 1821 e successivamente in tutta Italia. Giungerà fino a noi … Ai giovani eroi, va il nostro rispettoso saluto.

Vignette di Alberto Calosso
di Rosita Ferrato e Maria Cristina Sidoni

[Pubblicato su NuovaSocietà il 24 febbraio 2011]

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