UN SABATO COL PRESIDENTE NAPOLITANO! – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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UN SABATO COL PRESIDENTE NAPOLITANO!

2011 Un ringraziamento ad Ernesto Olivero: per avergli offerto “questa breve pausa in giornate in cui non faccio che correre e in cui anche domani dovro’ continuare a correre”.
Sabato 19, nel pomeriggio, per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Giorgio Napolitano ha fatto visita all’Arsenale della Pace ed è stato accolto in una sala gremita da giovani, famiglie, nonni e nipoti, con queste parole: “Caro Presidente, le vogliamo bene. Lei merita affetto e stima: in questo momento e’ il punto piu’ alto della nostra nazione. E la sua presenza ci incoraggia, sta incoraggiando tanti Italiani in questo momento buio”. Ed Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, continua, parlando di rispetto e amore per l’altro: “che non sia mai il nemico, mai il problema”. Tra i desideri esprime: una politica al servizio della gente, dei media che non portino verso l’odio, ma a costruire la solidarietà. E che l’anniversario dell’Italia apra per il nostro paese una pagina nuova, che parta dai giovani.

“Qui c’e’ l’immagine vera di come e’ il mondo di oggi – ha sottolineato Napolitano, dopo aver sentito la testimonianza e la fresca presenza di alcuni ragazzi, che all’Arsenale sono stati accolti. – Noi stiamo celebrando i 150 anni dell’Unita’ d’Italia; allora l’Italia era molto diversa: oggi ha tantissimi colori ed e’ bello sentire parlare italiano da chi e’ nato parlando una lingua diversa”.

Storie di vita salvate dalla guerra, dalla povertà, dalla malattia: “energie vive” che potranno trovare la loro strada grazie al Sermig, ha aggiunto il Presidente che nell’occasione è stato insignito del premio “Artigiano della Pace” , riconoscimento che nel 2011 ha compiuto 30 anni (il Presidente della Repubblica Sandro Pertini fu il primo a riceverlo; l’ultimo, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino). Siamo grati a questo Presidente che corre, è vero, ma sa fermarsi in posti come l’Arsenale e sa incontrare le facce e i cuori di chi giorno dopo giorno non si stanca di costruire, in un mondo che sembra puntare all’autodistruzione.

L’imprevisto come opportunità, l’esempio dato agli altri, le parole che seguono i fatti, la coerenza: prima di tutto quella di chi, da bancario diviene il fondatore del Sermig, come lo stesso Olivero ricorda parlando di sé, nel suo ultimo libro “Per una chiesa scalza” (ed. Priuli e Verlucca). È passato tempo da quell’ intuizione che nel 1964 fa nascere il Servizio Missionario Giovani e da quel 1984 qin cui l’Arsenale Militare di Artiglieria( il primo costruito in Italia a metà dell’Ottocento e dove venne forgiata la gran parte delle armi italiane per le due guerre mondiali) diviene la sede per l’Arsenale della Pace. Un gruppo di ragazzi che si impegnano a sconfiggere le disuguaglianze, la fame, la povertà; si impegnano a promuovere lo sviluppo e a vivere la solidarietà verso chi ha bisogno. “Il mio Terzo Mondo era anche qui, a Torino”: Olivero scopre l’inferno nella sua città e non si gira da un’altra parte. Molti lo affiancheranno…

Oggi l’Arsenale è luogo di pace, una città rifugio per chi vuole cambiare vita, una grande famiglia accogliente, che nel corso degli anni ha preso con sé uomini e donne di 126 nazionalità. “Ti regalo un’opera per l’Arsenale – disse Madre Teresa- un muro con la scritta “La bontà è disarmante”. Ma ricorda: quella frase la gente dovrà leggerla in te”. Il muro è lì, per tutti quelli che entrano e che hanno occhi e voglia di capire.

Oggi il Sermig ha decenni alle spalle e tanti sogni realizzati: l’Arsenale della Pace di Torino è una porta aperta 24 ore su 24, che ospita dal 1983 la Fraternità della Speranza, monaci, giovani e famiglie al servizio dei poveri. Si sono poi aggiunti l’Arsenale della Speranza a San Paolo del Brasile e l’Arsenale dell’Incontro a Madaba in Giordania. Qualche numero? 9.170.000 notti di ospitalità; 17.443.000 pasti distribuiti; 2.835 azioni umanitarie in 90 paesi con studi e progetti per produrre auto-sviluppo; 20.010.000 ore di volontariato; 5.530 ore tonnellate di medicinali, alimenti, vestiti e attrezzature inviate (equivalenti a 674 aerei da carico); 3.700 allievi ai corsi di alfabetizzazione, restauro e musica, 10.760.000 presenze e incontri di preghiera, formazione o culturali. E l’elenco potrebbe continuare…

“Bisogna essere visionari – afferma Erri De Luca nell’introduzione al libro – come uno scultore che vede in un albero un cristo a braccia aperte, come un digiunatore che vede la luna piena come un piatto di riso, come Charlot che vede nei bottoni di un vestito i bulloni che ha avvitato tutto il giorno. Bisogna essere visionari per vedere in uno senza fissa dimora una casa che l’aspetta e in una fabbrica di armi, un arsenale, intravvedere il centro opposto, della pace”.
Abbiamo bisogno di coltivare delle buone visioni, Presidente Napolitano. Abbiamo bisogno di non sentirci troppo soli in quest’impresa. Grazie anche per questo.

Rosita Ferrato
[Pubblicato su Nuovasocietà il 21-03-2011]

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