I diritti d’autore diventano spazzolini per il carcere – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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I diritti d’autore diventano spazzolini per il carcere

Marzo 2010 – Momenti di festa nei laboratori del padiglione femminile della Casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino ex Vallette dove Rosita Ferrato – scrittrice e giornalista sociale – ha consegnato, sotto forma di oggetti di uso quotidiano, parte dei diritti d’autore del suo libro Le Piere. “Madame” e signorine di Torino (Seneca Edizioni) alle detenute della sezione femminile.
Proprio nello stesso luogo, a dicembre, in concomitanza con l’uscita della seconda edizione ampliata e con introduzione di Pietro Buffa, direttore del carcere torinese, Rosita Ferrato si era impegnata a destinare al reparto femminile una parte dei diritti d’autore ricavati dalle vendite del suo libro. L’incontro di venerdì 26, con la partecipazione della Direzione della Casa circondariale, le coordinatrici dei tre laboratori di artigianato della sezione femminile (Arione, Papili, Lacasadipinocchio) e delle detenute che lavorano nei laboratori, ha visto la consegna di spazzolini da denti, dentifrici, detersivi per lavatrice, shampoo, bagnoschiuma e altri semplici oggetti della vita quotidiana che in carcere costituiscono un piccolo lusso.

Perché ha scelto di devolvere il ricavato del libro sotto forma di prodotti di questo tipo? “Ho pensato che la prima cosa che farebbe una Piera – il tipo di donna che passa le sue giornate dal parrucchiere o dal vivaista – se dovesse finire in prigione sarebbe quella di lavarsi i capelli – spiega la Ferrato – e poi vorrebbe sorridere e sentirsi in ordine e quindi ecco spazzolini, dentifrici e detersivi. Perché la cura della persona e la pulizia aiutano a sostenere la dignità che, anche in carcere, deve rimanere salda”.
Qual è il punto di contatto tra il disimpegnato personaggio della “Piera” e il carcere? “Stiamo sempre parlando di donne, anche se con vite molto diverse, e dato che, come giornalista sociale già ero entrata più volte in carcere, ho voluto utilizzare il libro per dare visibilità al reparto femminile. Il primo passo è stato quello di chiedere al direttore Pietro Buffa di scrivere la presentazione alla nuova edizione del libro poi ho capito che potevo utilizzare parte dei ricavi del diritto d’autore per fare qualcosa di utile e di concreto. Il femminile è una realtà più contenuta per numeri, ma complessa che ha bisogno di sostegno”.

“L’accostamento tra madame e carcerate sembra impossibile – aggiunge Pietro Buffa, direttore del carcere – sono mondi che non si sfiorano. Però questo libro ha portato qualche sorriso e molte cose che qui dentro ci servono. Chiunque ci possa aiutare è il benvenuto, come vedete mancano anche oggetti di uso quotidiano e di prima necessità come saponi e dentifrici. Nel corso del tempo comunque abbiamo fatto molti progressi, cercando di legarci con l’esterno anche tramite la creazione dei laboratori femminili. Sono orgoglioso di questi risultati, ma soprattutto dovrebbero essere orgogliose le detenute, che con questo impegno si riappropriano delle loro dignità. La realtà del carcere è molto dura, anche se la legge dice che la pena dovrebbe essere umana. Il carcere ha bisogno di attenzione e momenti come questo servono ad accendere un riflettore su persone che prima o poi usciranno e dovranno confrontarsi con il mondo del lavoro. Questa è la cosa importante. Una parte delle persone in carcere vuole cambiare vita, ma senza un aiuto all’uscita, per mantenere il lavoro avviato, ciò è impossibile”. Cosa sta facendo l’amministrazione carceraria in questo senso? “Stiamo organizzando altri laboratori e cooperative che assumano i carcerati. Il mio sogno è un carcere in cui al mattino si va a lavorare, in fondo è ciò che dice anche la legge”.
Per entrare nel “clima Piere” l’incontro si è aperto con la lettura di alcune pagine del libro da parte dell’attore Mauro Carretta. Il rinfresco, a cura del catering Liberamensa, è stato preparato direttamente nelle cucine del carcere dai detenuti del settore maschile. Non poteva mancare, infine, la possibilità di acquistare i prodotti realizzati dai tre laboratori di artigianato della sezione femminile del carcere, spesso pensati da coordinatrici e detenute proprio per il pubblico delle “pieresche” madame e signorine di Torino.

nelle foto:
Rosita Ferrato e Pietro Buffa

di Rosita ferrato

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