A lezione da Gramsci – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa

A lezione da Gramsci

“Il 25 aprile è festa nazionale, e speriamo lo sarà sempre” così ha esordito Silvia Finzi alla signature del volume “A lezione da Gramsci” alla Dante Alighieri di Tunisi, e presentato in un giorno non casuale. Un libro che accomuna Italia e Tunisia, dal sottotitolo: “Democrazia, partecipazione politica, società civile in Tunisia”, a cura di Patrizia Manduchi e Alessandra Marchi, edizione Carocci.
Nelle pagine, il collegamento, non scontato, tra uno degli intellettuali, pensatori filosofi più rappresentativi del nostro paese e la rivoluzione tunisina.
L’origine del volume: un dialogo fra studenti e docenti, in uno scambio di incontri fra Tunisi e Cagliari sul perché sia importante leggere e conoscere Gramsci. E il perché nel mondo arabo, intellettuali e studiosi, commentatori della rivoluzione hanno iniziato ad interessarsene e a citarlo.
Ne “A lezione da Gramsci” si analizza, tra vari altri argomenti, la crisi economica tunisina, il movimento di contestazione, il movimento salafita in Tunisia, le tifoserie, le migrazioni, per esempio in un parallelo fra i minatori di Tunisia e Sardegna, i movimenti migratori dei giovani nel paese dei gelsomini.
“La rivoluzione è un cambiamento, non solo il rovesciamento di un regime”, ha sottolineato Alessandra Marchi, citando le cosiddette primavere arabe, “è un processo lungo che non avviene in poco tempo. Esisteva un movimento di opposizione già prima del 2011, in Egitto e in Tunisia” e anche in questo caso si trova continuazione con Gramsci, che lottò tutta la vita, in un cambiamento continuo.

Il moderatore, monsieur Gherib: “La storia ci accomuna. Come la geografia, la distanza è poca, ci unisce il Mediterraneo. Gramsci parlava della questione meridionale del 1926, che è quella che ci rende più simili. Uno sviluppo ineguale fra il nord e il sud, dell’Italia e del Mediterraneo. Non la soluzione, ma l’analisi, perché perdura e come uscirne”.
“Quella tunisina – ha proseguito – è stata una rivoluzione passiva. Non alla francese o alla russa, il risorgimento in Italia, come a Tunisi”.
Quali sono le richieste e che risposte può dare Gramsci in un contesto socio culturale così diverso da quello in cui ha vissuto e scritto?
L’interesse per il pensatore italiano nel mondo arabo si sviluppa negli anni ’70, con un dibattito politico dell’era post coloniale. È in questo periodo che Gramsci viene tradotto in inglese e in francese. “Arriva in un momento non qualsiasi nel mondo arabo e in Tunisia in particolare – approfondisce Patrizia Manduchi. “In quel decennio si assiste ad una grande crisi di legittimità dello stato, una crisi forte che seguiva i due decenni del grande entusiasmo post indipendenza e le grandi ideologie – che fossero il socialismo arabo, del nasserismo, il panarabismo – che avevano in qualche modo dominato il panorama politico e sociale, in Tunisia e in Egitto”.
“In Tunisia c’era Bourguiba, ma nei primi anni ’70, l’atmosfera politica inizia a cambiare, il regime si irrigidisce; non è un caso che nel 1975 Bourguiba si proclami presidente a vita, ed è un momento in cui ha ancora grande consenso; dall’altra c’è l’apertura economica, la crisi di quel modello di socialismo forte sul quale si era costruita la nuova economia indipendente.”.
È un momento di passaggio che accomuna la Tunisia ad altri paesi dell’area, e che incide anche a livello culturale: la sinistra genericamente intesa, nel mondo arabo, vive un momento di ripensamento.
È qui che si scopre Gramsci. Portato dal mondo esterno, da alcuni intellettuali all’estero che lo fanno conoscere. La Tunisia nel 76 – 77 è il primo paese nel mondo arabo dove si tiene un corso universitario dedicato al suo pensiero, ed è nel 1989 che il primo convengo internazionale del mondo arabo gli viene dedicato. “Viene chiamato in causa per concetti come: egemonia, rivoluzione passiva, l’idea di subalternità ed altro ancora”.
“Un altro concetto che ha colpito molto il mondo arabo è quello di intellettuale, il suo ruolo dal punto di vista politico”.
Oggi Gramsci è, assieme a Dante e Machiavelli, l’autore più tradotto al mondo.

Di Rosita Ferrato per Il Corriere di Tunisi – Corriere Euromediterraneo – N° 187 (Nuova Serie) Maggio 2019 – pag 30, 31 | SCARICA L’IMPAGINATO

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