Da Mahdia a El Jem – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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Da Mahdia a El Jem

Oggi il cielo è terso. Lo si intravede in lontananza, e sembra incredibile. Per un italiano soprattutto è pura magia; entrando in questo piccolo paese, un qualunque villaggio arabo senza bellezza, quasi non ci si accorge di nulla, della sua specialità, fino a che non si imbocca una stretta via.
Una strada qualunque, piena di negozietti, superette, tabacchi e merci varie, si alza lo sguardo e lo si vede maestoso: è il Colosseo.
Il Colosseo in Tunisia, come è possibile? L’hanno forse spostato? Nossignori! Quello che appare maestoso davanti agli occhi dei viaggiatori non è “l’originale”, ma una copia esatta dell’anfiteatro romano. Costruito all’inizio del terzo secolo dai romani, modellato dopo il Colosseo di Roma, è l’unico al mondo ad avere una facciata con tre livelli di gallerie, in grado di ospitare 35000 spettatori seduti, e alto 36 metri, terzo al mondo per grandezza dopo quello di Roma e di Capua, e con una particolarità: è intatto.
Al suo ingresso, per la foto ricordo, invece del centurione romano abbiamo i cammelli, il cammelliere e la bandiera tunisina.

Quel giorno non c’è quasi nessuno, solo del personale e una giovane coppia, lui tunisino, lei europea, biondissima, appollaiati su un gradone, guardano in giù tenendosi per mano; forse stanno fantasticando, trasportati nel tempo, di in questo anfiteatro, un tempo sede dei crudeli giochi con animali, gladiatori, combattimenti fino all’ultimo sangue. Cavalli, carri, e sugli spalti il popolo assetato di emozioni, di sangue, e gli imperatori, i drammi, la vita e la morte.

A differenza di quello di Roma, qui la pavimentazione è intatta, e anche per questo, nel 2000 Ridley Scott ci ha girato Il gladiatore, interpretato da Russel Crowe in uno dei suoi ruoli più celebri; qui ha combattuto, nella finzione, anche lui, ricreando un mondo.

Le rovine sono dal 1979 Patrimonio dell’Umanità.

Rosita Ferrato

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