Mahdia: gli afiocionados – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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Mahdia: gli afiocionados

I pensionati tedeschi del nostro hotel a quattro stelle di Mahdia, nelle vacanze d’inverno vivono ritmi tranquilli, approfittano benevolmente dei lauti pasti, delle bevande sempre a disposizione, degli spazi accoglienti (dove ho l’impressione stiano quasi sempre rinchiusi). Nei giorni di brutto tempo rimangono nella hall a giocare a carte o a tombola, bevono tè, caffè, infusioni, oziano al bar oppure chiedono informazioni al desk per le escursioni al sito archeologico o le vicine attrazioni, di cui qualche volta approfittano.

Nei giorni di bel tempo si scaldano attorno alla piscina, camminano in spiaggia, stanno sulle terrazze. Il ristorante dalle belle vetrate affacciate sulla piscina è quasi sempre aperto e la sera ci  ritornano. Il cibo non è granchè, ma è sempre abbondante; i camerieri e i maitre d’hotel accolgono i clienti con gentilezza estrema e dando prova di un tedesco impeccabile.

La sera, signore teutoniche scottate dal sole si tappano, alcune sfoggiando minigonne e pantaloni aderenti, anche con pizzi e leopardo; sono allegre, si divertono, sono a loro agio in un paese che le accoglie senza giudicarle. C’è anche una piccola pista da ballo, dove gli animatori trascinano soprattutto giovani e bambini al ritmo della macarena; i piccoli saltellano gioiosi e scomposti, mentre gli anziani non li guardano neppure, impegnati nelle loro cose, nel loro essere lì, habituè, con una vita tranquilla e tutto sommato di gran lusso: nelle vacanze invernali per 71 dinari tunisini, circa 29 euro al giorno, trovano pensione completa, piscina e accesso a spiaggia privata.

La vita dei vacanzieri venuti dal nord qui è così.

Se ti avvicini al mare, nel tratto di spiaggia dell’hotel, dalla sabbia bianca e fine, sei raggiunto immediatamente da un addetto alla sicurezza che controlla, mentre a cena o a colazione può succedere che almeno una volta al giorno passi nella sala un poliziotto in divisa, che vigila che tutto sia a posto, l’aria tranquilla e il mitra a tracolla. È un segno dei tempi.

Una nota simpatica: chiacchierando con il personale, il mio compagno di viaggio viene a sapere che in hotel, tra gli affezionati, c’è un signore libico di una certa età che corteggia tutte le donne. Proprio quel giorno lo incontro, uscendo dall’ascensore; è un tipo con i baffi,  i capelli rossicci, bassino, ricciolino, molto frizzante: “Today is my lucky day” mi dice sorridente. Perchè, mi viene da pensare, ma intuisco subito la risposta. “Because I met you” riprende soddisfatto e senza timidezze. Sissì, è proprio lui.

Lo ringrazio, ma lo avviso che il mio fidanzato mi sta aspettando nella hall. “E’ quel giovane?” chiede, individuando il mio compagno di viaggio “Tunisino?” aggiunge. Annuisco due volte. Il dongiovanni nordafricano sparisce.

E ancora a proposito di pensionati, quest’estate, a Takruna, lo splendido villaggio berbero abbarbicato sul cucuzzolo di una montagna a pochi chilometri da Tunisi, ho incontrato una guida locale con un piccolo gruppo di italiani, tutti “over”.

Li aveva portati quassù, in questo eremo fatato, come tappa di un tour per far conoscere loro il paese; alla fine della visita li stava intrattenendo in perfetto italiano con il tè e delle storie di folklore locale (“Lo sapete perchè si usa chiedere i cammelli per una sposa’? E via a raccontare).

In un momento di pausa, alla veloce, gli ho chiesto del suo lavoro, e mi ha risposto che lui porta in giro le persone che vogliono trascorrere in Tunisia il tempo della loro pensione. Ma non c’è un calo di visite degli italiani, gli chiedo. Sì, risponde, ma solo di turisti: di tuoi connazionali di una certa età che invece vogliono venire a vivere  in Tunisia ce ne sono sempre parecchi.

Bene, un’ottima notizia, da prendere in considerazione per un giorno di un lontano futuro!

Rosita Ferrato

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