Provenza, arte e corride – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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Provenza, arte e corride

In Provenza, lungo il ciglio di una strada puoi trovare un piccolo scorpione, nero, di quelli innocui. In Provenza la gente è gentile, sorridente, aperta e cordiale. In Provenza si mangia magnificamente, e per onorare questo discorso, tralascerò in questa sede altre meraviglie come Aix, Gordes, Bonnieux e Lourmarin per parlare di Arles.

In Provenza si mangia il toro, e ad Arles si mangia un filetto di toro che fa sperare che ciò che avete nel piatto non finisca mai. Ad Arles c’è la rue des Arenes, la via che la percorre e che porta appunto a Les Arenes, la plaza de toros, anfiteatro romano nel cuore della città, costruito nel I secolo.
Vedere una sorta di Colosseo in Francia è uno spettacolo: si pensa alle corride, ma anche alle corse di carri o alle lotte dei gladiatori, che qui in effetti avvenivano, prima che, all’inizio del Medioevo, questa arena venisse trasformata in una fortezza durante le invasioni arabe. Oggi qui si tengono le course camarguaise, una sorta di corride incruente, dove l’animale non si ammazza: i razeteurs, di bianco vestiti, intrattengono con la bestia una danza, una sfida, le si avvicinano il più possibile per togliere dei nastri e delle coccarde legate alle loro corna.

Ad Arles si respira già la Spagna: bar e botteghe con nomi spagnoli (parole come Vida e Amor sulle insegne), negozi, fiere (ferias), hall di alberghi e ristoranti dedicati interamente alla tauromachia, souvenir di tutti i generi dedicati al toreau (magliette, portachiavi, pelouche) e ancora affiches di corride spagnole. Il toro impera anche nella scelta delle specialità gastronomiche : lo si può già trovare nella Provenza del Luberon, e ti segue fino a qui.
Arles è una città meravigliosa, perché è una città vera al confine dei mondi. La domenica pomeriggio riposa, fa la siesta probabilmente, e nei vicoli non c’è un’anima che gira. Si vedono persone con la pelle diversa, immigrati seduti nei bar. È certo la città dove Van Gogh soggiornò, dal 1888, e come non capire quale influenza la luce di questa città ebbe sul grande pittore? Qui egli dipinse girasoli, paesaggi, litigò con Gauguin, bevette assenzio, fu probabilmente disturbato e ammaliato dal mistral e dalla vista luminosa del delta del Rodano, una meraviglia di rara bellezza.

Arles, terra visitata da geni: Picasso ritrasse in Arlesienne la famosa modella, fotografa, giornalista e compagna di Man Ray, Lee Miller nel celebre Portrait de Lee Miller en Arlésienne del 1937 che compare nel museo Réattu. Sempre qui sono custoditi altri due quadri dell’artista e ben 57 disegni del 1971, che Picasso dipinse un anno prima di morire, con la forza e l’entusiasmo di un ragazzo. E poi le foto… al Réauttu ve ne sono di bellissime: Picasso flirtava con la macchina fotografica, pare adorasse farsi riprendere. Il Picasso artista capì molto presto l’importanza della fotografia nell’arte della pittura, considerandola sia un modo per diffondere l’opera d’arte, che per liberare l’arte dall’imitazione della natura, e l’uomo Picasso lascerà ai posteri ritratti indimenticabili, dove i suoi occhi neri penetrano e rimangono impressi indelebilmente nell’animo di chi li guarda.
Arles è terra di Ferias, e per salutare chi legge celebrando ancora questa città, stuzzicherò le curiosità parlandovi della Feria du Riz (Festa del riso), che si svolgerà a Les Arènes dal 7 al 9 settembre, e saranno dei giorni intensi e straordinari. Per la gioia di tutti gli amanti del genere, ecco qualche anticipazione: venerdì 7 settembre ore 17.30 Novillada piquèe, giovani tori e giovani toreri con picador; ore 21,30 campionato europeo di recortadores. Sabato 8 settembre ore 17,30: Corrida Goyesque: l’arte del toreo in tutta la sua diversità, ovvero la decorazione dell’arena affidata agli artisti, ai pittori, assieme alla musica. Gran final, domenica ore 17: corrida. Per gli appassionati, un vero godimento!

Rosita Ferrato

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