La differenziata di Tunisi – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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La differenziata di Tunisi

Rimandavo questa “operazione” da giorni: andare fino alla Marsa munita di borsa/sporta, piena di roba da riciclare. Plastica, carta, vetro. E finalmente lo faccio. Ore 8,30 del mattino, taxi dal centro città, destinazione cornice della periferia, con al seguito la mia “rumenta”, coperta da una fouta (un asciugamano) perchè non mi si prenda per pazza.
Mi avevano detto, amici affidabili, che sì, al contrario della medina, dove non esiste, alla Marsa si fa la differenziata. La Marsa, luogo chic, molto europeo e civile.

Mi faccio quindi portare alla Marsa dall’autista, scendo alla promenade. Cammino, cammino, niente. La passeggiata è bella pulita, ordinata e – forse giustamente – cassonetti non se ne vedono. Ok così. Io comunque non mi arrendo, e con la mia borsa piena di immondizia pulita da riciclare, prendo una strada laterale e finalmente le vedo: due campane della differenziata. Evviva!
Si ferma una giovane su una jeep (Penso: vedi, qui la gente elegante ricicla); estrae dal portabagagli un sacco nero e lo butta malamente in un cassonetto generico a fianco delle campane. Bene, anzi male, ma io farò diverso. Sono arrivata fino a qui apposta (mezz’ora di tragitto e 10 dinari di taxi) e voglio riciclare.

Le campane, almeno così mi pare, sono del vetro e altro materiale non identificato. Meglio di niente. Ci metto i miei barattoli e sacrifico la carta.
Scorgo poi una “gabbia” con dentro delle bottiglie di plastica. Che sia la plastica? Per me è la plastica. Ci metto tutte le vaschette che ho lavato e religiosamente conservato per il riciclo. Sarà giusto metterle lì? Ce le metto, mica posso portarmi indietro tutta sta roba.
Alleggerita, e mezza a posto con la mia coscienza ecologica, decido di premiarmi con una lunga passeggiata sulla spiaggia. La Marsa, l’eleganza, m riserverà lidi splendenti.
Il sole è alto, la temperatura è ancora calda, e io voglio godermi il rumore del mare e la sabbia gialla. Immergo i piedi nella rena e poi nell’acqua. Ma che belle conchiglie, ma quante! Guardo meglio. Conchiglie? Ma no!
Sulla sabbia e in riva al mare trovo di tutto, come se quello che ho riciclato con tanta fatica si fosse spostato e rimaterializzato qua, con gli interessi. Cartoni di pizza, gobelets di carta, accendini vuoti, spazzatura di ogni tipo (come se non mancassero i cestini: ce n’è uno ogni pochi metri, quindi basterebbe un piccolo sforzo).
Vi risparmio commenti ovvi.

Tornerò alla Marsa a trovare quei due miseri funghetti da riciclo? Credo di sì. Ma con più amarezza: come una goccia nel mare.

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