Ogni rosa è un morto – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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Ogni rosa è un morto

Ogni rosa è un morto. Sono queste le prime parole della piece The other side of the garden di Ossama Hahal. Uno spettacolo di raffinata bellezza inserito nella settimana mondiale del teatro alla 4ème Art di Tunisi.

La storia è quella di una famiglia qualunque, in un paese medio orientale devastato dalla guerra e dove una madre cerca il proprio figlio, morto. “Un percorso – spiegano gli organizzatori – punteggiato di enigmi e diverse prove dove, ad ogni stazione, si deve abbandonare qualcosa di sé, come un sacrificio o una rinuncia”.

La Madre e la Morte sono presenti in tutta la pièce, la prima grazie a una maschera inquietante e superba che gli attori rendono viva, l’altra sempre in sottofondo, evocata da oggetti di scena semplici quanto potenti. Sul palco pochi elementi: rose di stoffa, a volte rosse come il sangue, un altare feticcio, dei setacci che si illuminano e risuonano, riempiti di pietre; oltre alla musica e ai movimenti plastici dei protagonisti.

“Quante madri e famiglie intere sono state smembrate e hanno dovuto, senza sosta, cercare i propri morti? La guerra come realtà quotidiana spoglia l’esistenza degli individui e delle comunità alle quali appartengono”.

Il regista siriano Oussama Hallal, nato a Damasco nel 1979 – ballerino e attore, fondatore nel 2001 del gruppo teatrale “Kawn” che ha portato nei teatri di tutto il mondo, e dal 2013 residente a Beirut – crea sulla scena un’atmosfera poetica, quasi idilliaca, pur nella sua drammaticità; pulita, forte, fatta di quotidiano e di cruda attualità, di movimenti del corpo e degli elementi scenici e punteggiata persino, in alcuni momenti, di vivace ironia.

Foto di Marian Catzaras.

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