La medina di Gorgi: l’antico e il moderno – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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Al primo sguardo, nelle prime sale, si pensa subito a Picasso. Le stesse geometrie cubiste, le stesse forme: infatti si scopre che l’artista tunisino, negli anni della sua gioventù, visse a Parigi a contatto con gli artisti di Montmartre.

Sarà più tardi, ma comunque molto presto, che troverà una strada originale, totalmente sua, e di questa originalità la Tunisia, nelle sue espressioni artistiche future, nei palazzi, in ogni dove, è piena. Il suo spirito qui è ovunque, ovunque il suo genio si riconosce.

Lui è Abdelaziz Gorgi (1928- 2008) uno dei fondatori della Scuola tunisina di pittura oltre che uno dei più eminenti esponenti della scena culturale di questo paese. A lui è dedicata la mostra a palazzo Kheireddine a Tunisi, nel cuore della medina, l’antica città araba da lui tanto amata.

L’esposizione conta 300 pezzi che ripercorrono la sua opera, multiforme, bulimica, dalle tante sfaccettature e ispirazioni. Disegni, pitture, sculture, i primi incarichi pubblici con francobolli e affreschi, quadri, opere diverse, il lavoro colossale di un artista instancabile.

Nella sua ispirazione c’è la sua città, la medina, onnipresente. L’ha sempre nel cuore e la riporta sulle tele; la scompone, nei suoi simboli, nei suoi oggetti più rappresentativi: un minareto, un venditore di gelsomini, una chéchia (il tipico copricapo rosso di queste parti) in un puzzle universale. L’architettura, i suoi simboli e i suoi abitanti: artigiani, musicisti, ortolani, venditori, avventori al caffè, ecc.

Il suo è un mondo che lega una parte antica, tradizionale, con la modernità. “Sono nel mio universo – dichiarava – Souk el Blat, el Attarine, rue du Trèsor. I miei personaggi sono là. Mi attendono. In queste strade, davanti a queste facciate, che sono già delle sculture. Devo reinventarle perchè esistano nella modernità. E a partire dalla tradizione, che accedano al mondo più moderno possibile, fino all’astrazione.”

Gorgi è colore, gioia di vivere, divertimento. Un artista che del suo lavoro ha fatto il suo mondo, la sua ispirazione: “Sono con il mio disegno. Io salgo, lui discende, cade, lo sbatto fuori. Poi mi manca, lo richiamo. Ritorna. Il disegno è la poesia. È anche il volume, l’architettura. Un personaggio che io creo, un paesaggio tutto intero, una città, un quartiere. Passeggio in lui, guardo, arrivo, mi fermo… “

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