Voglia di volare! – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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Voglia di volare!

Non siamo uccelli; e la voglia di volare, noi umani, almeno il 53% stando alle statistiche, proprio non ce l’abbiamo! Ma ci proviamo.
È stata questa la premessa del corso che ho frequentato con serietà e allegria lo scorso fine settimana, un corso molto particolare.
Immaginate di mettere insieme un gruppo di una decina di fobici (la paura di volare è una delle più diffuse fobie di cui soffrono gli italiani, lo sapevate?) e immaginate di portarli a bordo tutti insieme su un volo di linea (una scena che si ripete, con diversi protagonisti, tutte le domeniche), insieme ai passeggeri “normali”, e scortarli, se così si può dire, con tutor d’eccezione.
Un gruppo composto da alcuni che tacciono impietriti, altri che piangono, altri che danno di matto, altri che decisamente scendono a terra prima che le porte si chiudano.

La grossa sfida infatti è farli salire sull’aereo… ma iniziamo da capo! E raccontiamo del corso.Giorno uno: il sabato è il momento del grande lavaggio del cervello, compito delicato e difficile, che richiede almeno una giornata intera. Ma può bastare? Magari no, ma è proprio questo il grande laboratorio dove nelle menti dei partecipanti al corso si tenta di formare (o almeno così si spera) dei pensieri positivi. La sfida è ardua, ma spesso questa benefica influenza sulla psiche produce ottimi risultati e fa compiere passi da gigante.
Ognuno dei partecipanti viene fatto sedere attorno ad un tavolo, ognuno con il proprio cavalierino con il nome di battesimo: compilazione della scheda introduttiva e via, uno per uno siamo chiamati a sfogare le paure, le più profonde, e senza freni!
Stimolati a parlare di sé da un piccolo e straordinario team di esperti (una psicologa, una ex hostess e un comandante di linea), ci si sfoga di ogni fobia e/o ossessione, anche le più strane.
Ed è così che il tema della paura di volare viene declinato nei modi più fantasiosi.

Emergono allora fantasmi profondi della psiche: manie, ansie, stravaganze, espresse a volte con ironia, altre con il tremito nella voce. La cosa bella è che nessuno è uguale all’altro, ma ci si riconosce, ci si sente meno soli, e subito si pensa con sollievo: ah, ma allora non sono l’unica, oppure, ah beh, c’è anche chi è messo peggio di me. E questo accomuna, fa sentire subito gruppo, si è spogliati delle proprie difese, diventando più vulnerabili ma più autentici, e forse anche più simpatici!

I nostri maestri ci invitano a fare tutte le osservazioni e le domande che ci vengono in mente, anche quelle più strane, quelle che sembrano più assurde, e nessuno si sottrae: emergono le paure classiche e più comuni come quelle delle turbolenze, o le ipotesi più remote, suggestive e fantasiose: incendi nell’abitacolo, dirottamento, aggressione da parte degli alieni, avaria di tutti i quattro i motori, lo spezzarsi di una o entrambi le ali. E a tutte, miracolosamente, arrivano risposte sensate.
Veniamo ad esempio a conoscenza che l’aereo non precipita, ma plana, cosa che a me personalmente dà subito gran conforto. Tra gli irriducibili catastrofisti del mio corso, alcuni hanno invece detto: ma figurati, è impossibile! Si sa: quando l’intento è sradicare un’idea di pericolo, anche le nozioni più rassicuranti vengono scartate a priori.
Ma andiamo avanti!
Dopo aver fatto outing rispetto a paure, reali o immaginarie, ansie e timori di ogni tipo, i partecipanti vengono “trattati” da una graziosa psicologa che spiega loro le differenze fondamentali fra i sentimenti e, cosa importantissima, la differenza fra ansia e paura. La paura presuppone un pericolo reale, l’ansia è una costruzione mentale: se siamo dunque tutti in preda all’ansia quando voliamo o immaginiamo di volare, il pericolo, ci viene detto, è immaginato solo nella nostra testa. Ci vengono spiegati molto bene quali sono i meccanismi da interrompere, i pensieri da non nutrire, …e dopo alcune ore siamo convinti e ci sentiamo tutti molto meglio.

Il pomeriggio viene dedicato alla parte tecnica: come un aereo sta su. Le manovre, i controlli, le leggi della fisica. Un simpaticissimo comandante in divisa si sottopone con garbo e competenza a tutti i nostri interrogativi; tra i partecipanti al corso c’è chi è a conoscenza con dovizia di particolari anche tecnici di tutti gli incidenti aerei avvenuti negli ultimi anni, delle manovre, delle parti dell’aereo: sembrano un team di ingegneri esperti (delle catastrofi!). Le persone che ci seguono sono competenti e allegre e alla fine però le paure vengono smontate, una ad una: e si ride tutti molto.

É la volta poi delle tecniche di rilassamento, e la giornata è quasi finita…
Una notizia però semina sgomento improvviso nel gruppo dei nuovi cuori di leone del volo: la giornata successiva ci vedrà tutti impegnati in due, ben due tragitti aerei: da Milano a Roma e ritorno. E poco importa che nel programma ci sia scritto che i voli non sono obbligatori, questo toglie a tutti improvvisamente il fiato o per lo meno il sorriso.

Giorno due: abbiamo trascorso tutti una serata e una notte serene. Noi che generalmente siamo presi dall’ansia anticipatoria da volo molto molto prima dell’evento, abbiamo incredibilmente dormito tutti tranquilli e siamo arrivati in aeroporto freschi, anche se un po’ agitati.
Il patto per tutti è questo: salite sull’aereo e allacciate le cinture, poi, prima che il portellone si chiuda, chiederemo uno ad uno se volete rimanere. La risposta dovrà essere secca: sì o no. Se no, vi portiamo via discretamente; se sì, si vola!
Beh, nessuno ci avrebbe scommesso, ma alla fine siamo rimasti tutti, e seppur pallidi e con qualche (o molte) preoccupazioni, fino a Roma ci siamo arrivati sani e salvi.

Un volo tranquillo, con un bel sole. Il fatto di essere in gruppo e accompagnati da esperti aiuta a dissipare le paure: alla minima turbolenza veniamo rassicurati, al minimo rumorino istruiti, e passo dopo passo, tutto viene razionalizzato. Sì, ci sentiamo tutti meglio. Un’oretta passa in fretta e finalmente si atterra.

Nella capitale, la sorpresa! Vicino all’aeroporto ci si rivela un mondo meraviglioso, un privilegio: il Centro di addestramento per il personale Tecnico di Alitalia. Un enorme edificio dove viene formato il personale, piloti e hostess, ci accoglie ed è pieno (per noi) di “giocattoloni”: vi è ad esempio una enorme stanza con pezzi reali di areo con scivoli aperti, una parte dove ci si esercita per prestare il primo soccorso con manichini e valigette di medicinali, l’intera gamma degli oggetti in dotazione in una cabina d’aereo, anche quelli più impensati: delle manette per immobilizzare chi magari ha alzato un po’ il gomito e deve essere messo a tacere- con tanto di pinze per aprirle-un’ascia(!) un desalinizzatore di acqua nel caso ci si ritrovi a soggiornare su un’isola deserta, un casco arancione in caso di incendio con cui l’hostess può proteggersi per spegnerlo, un materassino gonfiabile, e vari gadget che mai pensereste possano essere obbligatori in un abitacolo destinato al volo.

Al centro di addestramento poi c’è anche la meraviglia delle meraviglie: il simulatore! La riproduzione esatta di una cabina di pilotaggio, che il personale utilizza per le esercitazioni e gli esami.
A gruppetti veniamo accompagnati dentro l’abitacolo assieme al nostro simpatico comandante, che ci raccomanda di non toccare nulla, e ci fa sedere a turno al posto di guida assieme a lui. Tutto è riprodotto perfettamente: è esattamente come stare su un aereo, e al posto d’onore! E poco importa se razionalmente si sa che si è ben ancorati a terra: le mie mani non smettono un momento di sudare. Sarà, mi spiega una delle mie valenti e coraggiose accompagnatrici, una bella ed energica ex hostess, che lì vengono riprodotte le situazioni più estreme, ed è quindi comunque stressante. Infatti ci fanno decollare e atterrare più volte, provare il brivido sempre ahimé sgradevole delle turbolenze (seppure lievi e moderate), ci fanno anche virare, e così via, mentre dai finestrini guardiamo altezze e paesaggi di un incredibile realismo.
La giornata finisce così, con divertimento ed eccitazione, e ci tocca un altro volo per tornare su Milano: siamo tutti stanchi, ma forse già più rilassati.

Il corso per tutti ha funzionato. Per alcuni è stato un piccolo ma essenziale passo avanti (io per esempio ho capito che non devo temere le turbolenze: è solo aria, aria che si muove, chissà se quando mi ci ritroverò ancora avrò meno paura!), per altri un passo enorme: alcuni miei compagni di avventura non mettevano piede su un aereo da anni, ed altri ne erano letteralmente terrorizzati, ma tutti hanno affrontato questi due giorni con forza e coraggio
Dopo questi due giorni, ci sentiamo tutti più intrepidi, consci di avere affrontato finalmente una delle nostre grosse paure.
Dicono che chi ha paura di volare ha paura di vivere: se è vero, da questa sera ci sentiamo tutti più felici!

Rosita Ferrato

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