La Belle Epoque di Dalsani – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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La Belle Epoque di Dalsani

La Belle Epoque:  periodo straordinario a cavallo fra ‘800 e ‘900. Periodo di pace: grande fermento, grandi innovazioni. Tecnologia, esposizioni universali, aumento dell’istruzione, espansione delle città, enormi progressi nel campo tecnico scientifico, ferrovie e navigazione a vapore, i primi aeroplani, la rivoluzione industriale, tramway nelle città… è questa l’Italia dove Giorgio Ansaldi, in arte Dalsani si trova a vivere, e nello specifico a Torino, dove arriva (da Mondovì dove è nato) nel fatidico 1848.

Il padre voleva fare di lui un ingegnere, ma la sua vocazione era un’altra, e infatti già sui banchi di scuola del liceo, il nostro inizierà a tratteggiare schizzi e caricature, a volte anche pubblicati su fogli studenteschi; da qui, per sfuggire alle ire dei professori, nascerà il suo pseudonimo, Dalsani, anagramma del suo cognome.

Dal giornalino della scuola ai giornali veri e propri, il passo è breve: tra i primi quadri della mostra in questi giorni al Museo del Risorgimento Italiano di Palazzo Carignano di Torino (fino al 4 maggio) ecco una caricatura dei giornalisti della redazione del giornale satirico Il Fischietto, (1848-1916) dove il nostro lavorò. Il titolo: Convento delle Chiavi, ovvero un burlesco cenobio: questo era l’appellativo della redazione, dove i redattori vennero tratteggiati con pseudonimi frateschi, tranne lui, il Dalsani.

Apriamo allora una parentesi sui giornali umoristici dell’epoca, dove il Dalsani, con il suo tratto morbido e curato illustrerà nel corso della sua vita, gustose copertine di satira politica. Dalle didascalie della mostra apprendiamo che la stampa di satira politica con disegni e caricature, oltre ai periodici illustrati che si occupavano di cronaca con delle immagini, hanno origine in Francia e in Gran Bretagna. Nell’Italia preunitaria invece, era forte la censura, pochi i lettori e limitante la frammentazione geografica; le pubblicazioni di questo tipo, quindi, erano quasi assenti.

Nel 1847-48 la libertà di stampa è ancora poca, ma la censura si allenta, e si verifica dunque una prima ondata di giornali con caricature politiche; queste pubblicazioni però avranno vita breve, sono spesso fogli volanti o numeri unici. È un’esplosione effimera: con il ritorno della censura, tanti d questi giornali scompaiono presto.

Nel Regno di Sardegna, invece, con lo Statuto Albertino e con le libertà in più da esso garantite (tanto innovative che parte della legislazione che attualmente disciplina la libertà di stampa in Italia risale proprio a questo documento), si assiste ad una fioritura dei giornali politici, anche incrementata dalla collaborazione di esuli da altri stati preunitari. Nel campo dell’illustrazione, nel ’48, nasce Il Fischietto. Dopo l’unità, con l’estensione della libertà di stampa a tutto il paese, i giornali satirici ricompaiono dappertutto, anche se lo sviluppo è modesto.

Nell’ultimo quindicennio del secolo, con l’affermazione dell’istruzione e la rapidità della comunicazione, si assisterà all’affermazione solida del giornale illustrato, con un mercato in espansione soprattutto fra i ceti borghesi. Ma ritorniamo al nostro disegnatore e alla borghesia. Già, la borghesia: la Belle Epoque è la sua epoca, l’epoca bella per eccellenza, che crea un clima di ottimismo dove i ceti medi e alti se la godono. Il benessere si percepisce nella vita quotidiana, nei consumi, nell’abbigliamento, nel tempo libero. E Dalsani, con l’ironia e la versatilità che contraddistingue il suo tratto, la racconta.

Nascono circoli ricreativi per attività ludiche e sport, alpinismo, canottaggio, velocipedismo. La gente scopre i calendari illustrati, fa un grande uso di cartoline postali illustrate e le pagine dei giornali offrono i rebus e i giochi enigmistici, dove Dalsani eccelle e avrà addirittura un ruolo pionieristico. Il nostro disegnerà bozzetti per carte da gioco, dipingerà uova decorate per divertire i nipoti, scatole di fiammiferi, bozzetti di moda, costumi per spettacoli teatrali.

Tra le vignette esposte alcune sulla moda femminile, prendendo ad esempio in giro l’uso di enormi e ricercati cappelli, o su quella maschile, per il centenario del cappello a cilindro, nel 1890. Versatile e godibilissimo, Dalsani collabora con i giornali più conosciuti dell’epoca e spesso produce copertine umoristiche che ben mettono il luce, con ironia e garbo, le mode e le manie dell’epoca. Descrive con gusto una borghesia che se la spassava: la città di Torino era spesso teatro di spettacoli all’aperto nelle vie, nelle piazze, nei giardini, o al chiuso con spettacoli grandiosi: al Regio, al Carignano, al teatro Scribe (celebre per i suoi veglioni e balli) e a quello che diventerà il Gianduia, famoso per le marionette. Dalsani è testimone di tutto ciò: reporter della sua epoca, scrive per “La luna”, il già citato Fischietto e altre testate come Il Pasquino e “Il velocipedista”.

Rosita Ferrato

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