Maternità e lavoro: la conciliazione (im)possibile – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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Maternità e lavoro: la conciliazione (im)possibile

Dicembre 2010 – La maternità come momento più a rischio della carriera di una donna: lavoratrici neo mamme che rientrano al lavoro e si ritrovano demansionate, trasferite, mobbizzate, spinte a dare le dimissioni. Di questo tema, di come migliorare i luoghi di lavoro, valorizzare il talento professionale delle donne e cambiare la mentalità nelle aziende si è occupato l’incontro “Maternità e lavoro: la conciliazione (im)possibile”, che ha avuto luogo questa mattina presso il Museo delle Scienze di Torino, grazie alle Consigliere di Parità, Laura Cima e Ivana Melli, ormai al termine del loro mandato, alla Provincia di Torino .

Al centro dell’attenzione, una rete di contrasto importante, una sinergia di Istituzioni pubbliche e di categoria che in questi anni ha lavorato per combattere il fenomeno dell’isolamento lavorativo delle lavoratrici madri, un accordo siglato grazie ad un protocollo che ha visto protagoniste accanto alle consigliere, i sindacati e la direzione provinciale del Lavoro, per una corretta applicazione della normativa antidiscriminatoria e che ha accolto e aiutato un grande numero di donne, facendole sentire meno sole e in balia delle “ragioni di profitto”.
Qualche dato: le dimissioni femminili si concentrano entro il primo anno di età del figlio, quando cioè scade il periodo “protetto” in qualche maniera dagli strumenti normativi e riguarda soprattutto le lavoratrici dai 26 ai 35 anni, generalmente con contratto a tempo indeterminato, che di solito hanno conseguito diploma di media superiore. In genere lavorano in aziende con meno di 15 dipendenti e hanno 1 figlio e un’anzianità di servizio fino a tre anni. Motivi della discriminazione: richieste organizzative (flessibilità orario lavorativo, part time, ecc) , mobbing , molestie (sessuali, verbali, fisiche).

L’aspetto che emerge: la necessità che le lavoratrici siano informate dell’attività promossa a loro sostegno perchè possano rivolgersi in tempo agli Uffici legati alle Consigliere di Parità, alle loro referenti presso i Centri per l’Impiego dove sono state istituite prime in Italia , in modo da tentare delle procedure di conciliazione prima di arrivare allo stremo e constatare che il rapporto lavorativo è diventato “patologico” e definire, come unica possibilità risolutiva, il perseguimento della sanzione. Le violazioni peculiari dirette alle donne lavoratrici richiedono competenza e sensibilità in chi le affronta seriamente: ecco la necessità di formazione per gli operatori e di interventi educativi per il contesto sociale che sembra essere incline ad un’involuzione su questi temi, complice la crisi generale . “Un Paese delle Mamme, ma non per le mamme” che richiedono quindi sostegno nelle formule organizzative, di formazione e di tipologia del lavoro (flessibilità, part time, telelavoro),strumenti come asili nido aziendali – vedi la positiva esperienza dell’Agenzia delle Entrate di Torino- e necessitano di attenzione a livello di risorse economiche eumane. Un tema di grande attualità da affrontare con tutte le forze sociali, del sindacato, della politica, ma anche delle varie categorie comprese quelle dei datori di lavoro.

di Rosita Ferrato

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